L’etichetta della discordia

L’etichetta della discordia

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Il 3 febbraio 2021 l’UE ha adottato lo Europe’s Beating Cancer Plan, un piano europeo di lotta contro il cancro che comprende iniziative concrete a sostegno e completamento di quelle adottate dagli Stati membri, anche tramite un supporto di tipo economico.

Tra i vari obiettivi, la Commissione europea si è posto anche quello di ridurre il consumo di alcol nel territorio dell’Unione. A tal fine, dall’8 dicembre 2023, sarà obbligatorio indicare in etichetta l’elenco degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale dei vini secondo quanto previsto dal Regolamento (UE) 2021/2117, che modifica le norme di etichettatura dei vini e dei vini aromatizzati attualmente in vigore. Queste informazioni verranno fornite attraverso un’etichetta elettronica – cd. e-label – che potrà essere consultata scannerizzando un QR-code stampato sull’etichetta della bottiglia.

In questo contesto, l’Irlanda ha deciso di adottare misure più stringenti in materia di etichettatura degli alcolici: con l’adozione delle Public Health (Alcohol) (Labelling) Regulations 2023 e la modifica di alcune norme previste nell’Ireland’s Public Health (Alcohol) Act, sarà il primo paese al mondo a imporre l’etichettatura sanitaria sulle bevande alcoliche per segnalare il contenuto calorico, i grammi di alcol, il rischio di cancro e di malattie epatiche nonché i pericoli del bere in gravidanza. Il ministro della salute irlandese, Stephen Donnelly, ha firmato la legge lo scorso 22 maggio dopo avere ottenuto il via libera da parte dell’UE (nonostante il parere contrario di diversi Stati membri, tra i quali l’Italia). Le imprese irlandesi dovranno conformarsi a tali obblighi entro il 22 maggio 2026.

La decisione di introdurre l’etichettatura sanitaria obbligatoria sui prodotti alcolici, compreso il vino, è stata presa – secondo il ministro della salute irlandese – per permettere ai consumatori di effettuare una scelta consapevole in relazione al consumo di alcol e ai rischi ad esso associati.

Il progetto di legge predisposto dall’Irlanda era stato sottoposto, prima della sua adozione, all’attenzione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, suscitando la preoccupazione di diversi paesi come Cuba, Stati Uniti, Messico, Nuova Zelanda e Regno Unito, oltre a 13 stati membri dell’UE.

A livello europeo, il Comité Européen des Enterprises Vins (avente sede a Bruxelles e rappresentante la categoria delle imprese del settore vino a livello europeo) e SpiritsEUROPE, lo scorso 15 maggio hanno presentato un esposto alla Commissione europea nel quale affermano non solo l’incompatibilità delle nuove norme irlandesi con l’attuale disciplina adottata a livello comunitario in materia, bensì anche un impedimento sproporzionato e ingiustificato alla libera circolazione delle merci all’interno del territorio dell’Unione europea (in contrasto, dunque, con gli articoli 34 e 36 del TFUE).

Anche a livello italiano non sono mancate di farsi sentire le varie associazioni del settore, a partire da Unione Italiana Vini che, in persona del suo presidente Lamberto Frescobaldi, con un comunicato stampa del 16 maggio, ha condiviso l’idea di presentare un esposto alla Commissione europea esprimendo preoccupazione verso l’adozione di misure che creano un pericoloso precedente e che rischiano di compromettere l’economia di un settore fiorente non solo italiano ma anche di molti altri paesi europei. Federvini, poi, ha affermato di voler presentare anch’essa un reclamo formale alla Commissione europea nel quale fare proprie le stesse posizioni espresse da Comité Vins nel suo esposto.

Si tratta, infatti, di misure che potrebbero in futuro essere prese a modello anche da altri ordinamenti per il settore del vino e degli alcolici in genere. Da qui nasce, ad esempio, la preoccupazione di Cuba, che ogni anno esporta liquori per 109 milioni di dollari (fonte: UNIDO Invenstment and Technology Promotion Office in Italy).

Il tema verrà approfondito in occasione del tavolo sulle Technical Barriers to Trade dell’Organizzazione Mondiale del Commercio in programma per il prossimo 21 giugno.

Non resta che attendere i risultati di questo incontro e capire come intenderanno muoversi sia l’Organizzazione Mondiale del Commercio che l’Unione europea sulla questione. La speranza, per gli operatori del settore, è quella di far sì che all’Irlanda venga imposto un dietro front prima della scadenza del periodo di adeguamento fissata per il 2026.